Eccoti. Ogni maledetto giorno che incontro i tuoi occhi mi guardi, ma non mi vedi. Un saluto affrettato, un sorriso smorzato e ancora qualche cenno con la testa; poi via, dietro la porta di vetro scuro. Ogni giorno ed ogni notte la pellicola di questa routine proietta gli stessi incubi. E pensare che tutto parte dall'amore. Un lamento soffocato in gola, due parole tristi ma inevitabili, come l'aria che spazza via i miei sogni. Eppure devo farcela. Soffocare i miei istinti e ogni desiderio nascosto. Fermerò la mano in tasca prima che accarezzi le tue labbra, con gesti d'amante. Stanco di quest'inutile sofferenza. Perché tu, fermo immobile davanti a me, sapresti uccidermi di dolore. Dapprima con i tuoi occhi, specchi di un mondo che non m'appartiene. Poi brutalmente costringermi a un pubblico vilipendio, figlio indesiderato di tutto ciò che sono. Non camminerò in direzione del patibolo, e non rischierò la ghigliottina a testa bassa. Pensa pure che non saprei capirti, io così uguale a te eppure esatto contrario. Pensa che è la natura a decidere per noi e lascia l'anima nella sua gabbia di pregiudizi. Non ti avrò mai ne mai ti cercherò. Ma non potrai spegnere il fuoco che ho dentro. Non puoi controllare le mie emozioni ne leggere i miei pensieri. Perché t'amo, cazzo! E così come la pioggia cadrà per secoli su questo mondo arido, io non smetterò d'amarti. E sarò l'angelo che poserà la mano dall'altra parte del vetro, quando ti fermerai triste a contemplare la vita al di là della tua finestra. Sarò quell'angelo, e più importerà la mia natura umana. Il mio esser uomo, il tuo esser uomo. Importeranno solo i colori cangianti della mia anima, splendenti a illuminarti la strada. Agirò invisibile, senza preoccuparmi di ciò che pensi di me. Sarò l'angelo, sarò l'amico, sarò l'ombra fresca di un giorno d'estate. Questo è quello che mi è concesso. Essere l'ombra di me stesso, e nient'altro.
20.11.07
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